News

E se mettessimo in campo il “ristoro educativo” per gli studenti?

Oggi, fra molte incertezze, hanno riaperto le scuole, e la domanda se sia meglio proseguire con le lezioni in presenza o passare in Dad, resta inevasa, toccando una delle questioni più delicate che ci siano.

Anche perché didattica in presenza o a distanza, all’atto pratico, non sono affatto la stessa cosa. Il passaggio non è assolutamente indolore, soprattutto per le fasce meno abbienti della popolazione.

Occorre ricordare che nei periodi di interruzione della didattica in presenza, tra aprile e giugno 2020, secondo l’Istat, sarebbero stati circa 600.000 i ragazzi delle scuole primarie e secondarie che non hanno partecipato alle video lezioni, con un minimo di esclusi al Centro (5%) e un massimo nel Mezzogiorno (9%) e un picco del 12% (più di 1 su 10) degli iscritti alle primarie.

Di questo possiamo darne testimonianza diretta. visto che nei mesi scorsi ci siamo trovati a dover reperire pc d’urgenza e a mettere a disposizione i nostri spazi per ospitare gli studenti del nostro Spazio AllenaMente. che altrimenti non avrebbero potuto seguire le lezioni.

Ecco che ci pare meritoria di una certa attenzione la proposta di RISTORO EDUCATIVO avanzata da Save the Children Italia.

I prossimi mesi saranno purtroppo sicuramente difficili, e molte scuole sono e saranno chiuse per periodi più o meno lunghi per limitare i contagi. Ecco che si potrebbe mettere in campo un piano straordinario di sostegno all’educazione che preveda, sin da subito, il monitoraggio nazionale di tutte le aperture/chiusure degli istituti scolastici disposte ai diversi livelli.

Dopodiché la messa a punto, per i bambini e gli adolescenti che hanno visto la loro frequenza scolastica interrompersi a causa della pandemia, di una “dote educativa”, rappresentata da un monte ore di sostegno allo studio gratuito fruibile in gruppo o individualmente durante l’anno scolastico e per tutto il periodo estivo, e che comprenda non solo il recupero delle materie scolastiche, ma anche opportunità culturali e relazionali.

E’ una delle poche proposte concrete in campo. Cosa ne pensate?