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Come sta andando avanti la scuola in Ucraina nonostante la guerra (tenendo coesa la comunità)

Scuola bombardata a Lugansk. Scuola bombardata a Zhytomyr. Scuola bombardata a Mariupol. Uno dei risvolti più odiosi della guerra in corso fra Russia è Ucraina è sicuramente l’accanimento contro le scuole. Si hanno notizie di istituti scolastici distrutti fin dall’inizio del conflitto, notizie che nelle ultime settimane si sono intensificate.

Su tutto il territorio nazionale le scuole sono chiuse dall’inizio delle ostilità e spesso le strutture si sono trasformate in rifugio per gli sfollati, bombardarle, allora, ha sicuramente una portata distruttiva materiale, ma a ben guardare, anche simbolica, vuol dire infatti rendere ancora più difficile la rinascita dell’Ucraina che verrà.

Eppure, nonostante tutto, la scuola in Ucraina è andata avanti. A raccontare come è Tania, giovane professoressa d’inglese al liceo di Ivano-Frankivst, ovest Ucraina, giunta a Milano con suo figlio a metà marzo, oggi ospite in uno degli appartamenti messi a disposizione da Abitare Solidale, il servizio di sostegno abitativo di Associazione IBVA.

Dal giorno del suo arrivo Tania non ha mai smesso di fare lezione ai suoi alunni, ovviamente on line. «Ci siamo abituati alla didattica a distanza durante la pandemia, così le lezioni sono state davvero sospese solo per 2 settimane, le prime 2 di guerra, dopodiché abbiamo ripreso a farle su Zoom» racconta. «Quella dove lavoro è una scuola molto grande, ho alunni dai 7 ai 16 anni, così anche adesso che non sono più lì, tengo 5 lezioni al giorno, a tempo pieno, dal lunedì al venerdì».

«Prima a scandire la giornata era la campanella che annunciava la fine delle lezioni» continua Tania, «adesso sono le sirene che annunciano le bombe. Mai fino a due mesi fa avrei pensato di trovarmi in una situazione simile. Quando tramite i pc dei ragazzi collegati sento le sirene sospendo la lezione, dico loro di stare calmi e di andare nei rifugi. Possiamo monitorare l’andamento dei bombardamenti tramite un canale Telegram e una app che ormai tutti gli ucraini purtroppo hanno. Una volta che il pericolo è passato, scrivo nella chat dei genitori degli alunni che possiamo ricollegarci. Mi è capitato di dovermi fermare anche 5 volte in una stessa giornata per via degli attacchi. Vicino la nostra città c’è una base militare, dunque pur essendo nella parte ovest dell’Ucraina quella zona è stata parecchio presa di mira».

«Le mie classi hanno subito una diaspora» prosegue l’insegnante, «i miei alunni si collegano praticamente da ogni angolo di Europa. Due di essi addirittura dagli Stati Uniti. La cosa davvero incredibile è che, eccetto che per questi ultimi due che hanno ovviamente problemi di fuso orario, nessuno studente ha abbandonato la scuola. Grazie anche al coinvolgimento dei genitori, a lezione sono sempre tutti collegati, puntualissimi. Per chi ha problemi di connessione registriamo le lezioni così che possano seguirle in un altro momento. A giugno la scuola finisce e la direttiva del Governo quest’anno è di non bocciare nessuno, e ci mancherebbe. Ma aggiungo che forse non ci sarebbe neanche stato bisogno di dirlo dall’alto visto l’attaccamento che i ragazzi stanno dimostrando».

È così che gli studenti ucraini da un giorno all’altro si sono ritrovati a non avere più la propria cameretta, la propria casa, la propria città,  il proprio Paese, ma tutt’oggi continuano ad avere la propria scuola, e dunque ad avere la certezza di crescere come cittadini ucraini. Ciò non porterà alla fine del conflitto, non costringerà Putin ai tavoli delle trattative, eppure, è resistenza anche questa.