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21 settembre: discorso del Presidente Caccia Dominioni alla serata inaugurale di Fondazione IBVA

«Ci tengo a ringraziare personalmente tutti i presenti  per avere accettato il nostro invito ed essere  qui con noi questa stasera.

Oggi IBVA celebra un momento importante nella sua lunga  storia : la trasformazione da Associazione in Fondazione .  Un passaggio che stiamo vivendo  come un nuovo inizio. Siamo particolarmente felici di avere con noi Sindaco e Vicensindaca, dunque i massimi esponenti dell’amministrazione comunale, perché la lunga storia di IBVA  è legata a doppio filo alla città di Milano.

Per rendere l’idea di quanto forte  sia il rapporto fra la città e la nostra realtà . IBVA nasce nel lontano 1801 con il riconoscimento della Repubblica Italiana Napoleonica , da  allora IBVA non ha mai smesso di esserci. C‘era quando  Milano è stata austriaca, c’era quando si faceva l’Italia unita    , c’era  durante la Prima Guerra Mondiale, c’era quando Milano è stata bombardata, rasa al suolo con essa. Poi Milano è stata ricostruita ed è stata ricostruita IBVA nella sua nuova forma architettonica. IBVA è cambiata ma ha sempre mantenuto nel suo statuto la sua missione originaria: essere qui per gli altri

Ma perché trasformarsi da Associazione a Fondazione e cosa cambia nella nostra quotidiana missione di aiuto e risposta hai , purtroppo,  crescenti  bisogni della nostra città? 

LE RAGIONI DI FONDAZIONE IBVA

Le ragioni che ci hanno portato a decidere  questa trasformazione  sono almeno tre

Innanzitutto  l’esigenza di assumere una forma giuridico-amministrativa in linea con  quanto richiesto dalla nuova legge italiana del terzo settore. Anzi, possiamo dirlo!!  Finalmente il nostro Paese ha una legge che organizza il frastagliato mondo del no profit italiano. Era una legge indispensabile, come è indispensabile per noi di iBVA operare in un contesto normativo organico, fatto di regole chiare e puntuali.

In secondo luogo c’è il tema della trasparenza. Essere una fondazione aumenta la nostra accountability e rende il rapporto con i nostri donatori ancora più  limpido e cristallino. Del resto la  trasparenza è un qualcosa che abbiamo sempre perseguito perché pensiamo sia la base del rapporto fra una realtà come la nostra e coloro che ci supportano. Ecco perché , essere fondazione ci permetterà di esserlo ancora di più.

Terzo e ultimo motivo  è il fatto che essere entrati nel Runts ci consente di rendere ancora più stretto il rapporto fra pubblico e privato.  È un punto cruciale per noi perché crediamo che questo sia la strada da seguire per dare un futuro al variegato mondo del no profit  .  Diventare  fondazione sarà un ulteriore stimolo a quel processo iniziato  qualche anno fa,  di uscire da quella che io chiamo la nostra  “confort zone” e aprirci a nuovi orizzonti. Il senso è essere attivi  costruttori di reti e  collaborazioni ,ossia costruttori di sistemi di aiuto che possano efficacemente dare sempre nuove risposte  ai bisogni crescenti della città .

Questo senso di evoluzione pur nella continuità  abbiamo voluto restituirlo anche con la scelta nel nome.

UN NUOVO ANTICO NOME

IBVA era da sempre riconosciuta come  Istituto Beata Vergine Addolorata e , d’accordo con il Comitato dei Garanti,  abbiamo deciso di cambiare  il nostro nome in linea con quelli che sono i tempi e la società in cui oggi operiamo .

Oggi  viviamo in una società secolarizzata, multireligiosa, multiculturale, popolata da identità multiple. E allora abbiamo deciso di mantenere  l’acronimo IBVA ma di associare a quelle 4 lettere dei valori universali in cui tutti potessero indistintamente riconoscersi, che sono anche i valori portanti su cui basiamo la nostra azione quotidiana.

 Per noi oggi IBVA sta per INTEGRAZIONE, BELLEZZA, VOLONTARIATO, ACCOGLIENZA.

Perché “integrazione” è presto detto. Nel nostro ultimo bilancio sociale abbiamo calcolato che la nostra utenza proviene da 30 diversi Paesi nel mondo. Si pensi allora a quale crocevia di culture, lingue, civiltà, è il posto in cui siamo. E a tutti diamo risposte concrete: perché non c’è integrazione se uno ha fame, se non ha una casa, se non sa la lingua del posto in cui vive, se viene escluso dal sistema scolastico.

La parola “bellezza” poi, per noi, fa rima con “dignità” e “cura”. Guardiamoci intorno, siamo in un posto bellissimo di Milano, in pieno centro, e siamo fieri di poter dare assistenza in un posto così bello e curato nei dettagli . Di solito la bellezza viene considerata  come qualcosa di superfluo nel mondo sociale ma credetemi non è così . Condividere la bellezza con le persone in difficoltà o  emarginate aiuta a regalare un sorriso, un momento di serenità perché la bellezza restituisce dignità e la dignità è merce preziosa soprattutto per chi sta affrontando una vita, o un periodo, di sofferenze, ed è costretto a  chiede aiuto.

Operare in un posto bello obbliga poi  a concentrarsi sempre di più  sulla qualità del servizio offerto. Cerchiamo di dare  qualità ed attenzione  in tutti i servizi che offriamo. A Solidando offriamo tutti  i giorni  pane appena sfornato dai nostri volontari e banchi del fresco e della gastronomia in linea con gli standard a cui noi siamo abituati ; gli appartamenti di Abitare Solidale sono stati recentemente ristrutturati  grazie alle donazioni Ikea con standard di semplice ma curata qualità   ; le aule di Italiano per Tutti sono dotate di tutte le tecnologie per una didattica efficace. Tutto questo ce lo impone   il rispetto e l’attenzione delle persone che assistiamo.  Non da ultimo la possibilità di avere una struttura come la  nostra  ,  la sua localizzazione nel Municipo 1 , il giardino , i suoi spazi ci impongono il dovere di essere stimolo ed occasione di confronto  e sensibilizzazione  sui temi sociali a noi cari proponendo eventi ed iniziative culturali . Del resto che senso ha fare integrazione ed accoglienza se parallelamente non si lavora per divulgare una cultura dell’integrazione e dell’accoglienza ?

Poi c’è il volontariato, il terzo pilastro su cui iBVA si poggia. La nostra comunità di volontari è il nostro vero vanto. Parliamo di circa 200 donne e uomini – dalle idee, dai percorsi e dalle provenienze più disparate – che si ritrovano attorno ad un fattore comune: la solidarietà. Una comunità di persone che vogliono contribuire al benessere della città e che trovano in IBVA lo strumento ideale per farlo. Inutile dire che senza di loro IBVA non potrebbe fare quello che fa e non sarebbe ciò che è. Ecco il motivo per cui non perdo occasione di ringraziare i nostri splendidi volontari e lo rifaccio anche in questa occasione: Grazie!

Infine l’accoglienza. Il cancello di via Santa Croce 15 è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 09:00 alle 18:00. Chiunque può venire qui, entrare, e trovare due orecchie che lo ascoltano e spesso una risposta ai propri bisogni in maniera sempre completamente gratuita. Certo, alle volte dobbiamo fare i conti con le nostre dimensioni, con la nostra portata, ed è il motivo per cui ogni nostro servizio ha corpose liste d’attesa. Liste d’attesa che fanno male, che significano bisogni non soddisfatti, liste d’attesa che spingono, quasi ci impongono, di fare di più, di accogliere ancora. Ecco detto allora il motivo profondo di questo passaggio a fondazione: essere pronti a fare di più.

PER CONCLUDERE

Di come nello specifico faremo di più nel prossimo futuro, ne parleremo fra pochissimo con Anna Scavuzzo, la nostra vicesindaca che ci è stata vicino fin dagli inizi del nuovo assetto della nostra organizzazione, e con Matteo Ripamonti, che questa transizione l’ha guidata. Io ci tenevo molto a restituire tutto l’orizzonte di senso in cui questa evoluzione è maturata. Non mi resta che ringraziarvi per l’attenzione e, ancora una volta, per essere qui. È davvero un onore.  A nome di tutto il team di iBVA: grazie di cuore!».