La nostra storia
Scrivere la storia dell’iBVA equivale a raccontare 200 anni di storia cittadina, di storia sociale delle donne, del volontariato laico di ispirazione cristiana sullo sfondo della storia della beneficenza milanese, lombarda e italiana fino ad arrivare all’odierno concetto di assistenza e di sostegno al disagio minorile e familiare.
La Pia Unione di Beneficenza e il Pio Istituto della Beata Vergine Addolorata nascono a Milano nel 1801, nell’ambito della comunità cattolica gravitante attorno alla Chiesa di S. Alessandro dei Padri Barnabiti, per iniziativa di Padre Felice De Vecchi e di una comunità di sacerdoti e laici animati da propositi di perfezionamento spirituale ed esercizio attivo della carità cristianamente intesa.
L’Opera ottiene l’approvazione dall’Arcivescovo Filippo Visconti e dal Vicario Generale Capitolare.
La prima forma di riconoscimento è del 27 dicembre 1802 da parte del Ministro dell’Interno della Repubblica Italiana Napoleonica.
Attorno al 1803 inizia quella che, in seguito, sarebbe stata l’attività prevalente con l’attivazione di scuole e di un convitto per fanciulle in difficoltà, attività formalmente approvate l’ 8 agosto 1807 con provvedimento del Ministro del Culto del Regno d’Italia.
Nel 1807 arrivano i riconoscimenti ai sensi delle norme di diritto canonico, in virtù di Bolle Pontificie di Papa Pio VII.
Il 4 febbraio 1836 viene formalmente riconosciuto come Ente autonomo ai fini civili, con Sovrana risoluzione dell’Imperatore d’Austria Francesco I°.
Fin dalle sue origini, l’Opera si avvale dell’aiuto delle Suore di Maria Bambina. Le due religiose che iniziano la loro attività sono presentate da Santa Vincenza Gerosa, dopo la morte della giovane Fondatrice Santa Bartolomea Capitanio. La comunità di religiose, circa una ventina, svolge fondamentalmente compiti pedagogici e educativi.
Durante la prima guerra mondiale l’Opera si trasforma in ospedale per favorire e aiutare i sofferenti e gli abbandonati.
Durante la seconda guerra mondiale, da 1940 al 1942, l’Opera continua la propria attività, ma il bombardamento del 13 agosto 1943 rade al suolo la sede. Le 250 orfanelle presenti vengono sfollate a Villa Cornelia, donata dal Cardinale Schuster, ad Azzate, vicino a Varese, e qui rimangono fino al 1954.
Nel 1946 il Presidente, Conte Ambrogio Caccia Dominioni e l’arch. Luigi Caccia Dominioni si prodigano per la costruzione della nuova sede.
Il 28 giugno del 1952, sotto gli auspici della Beata Vergine Addolorata, il reverendo Mons. Carlo Maderna, Primicerio della Cattedrale Milanese, pone la prima pietra. La nuova costruzione viene ultimata nel 1954.
L’Associazione si apre a rapporti di collaborazione con l’assistenza pubblica (Opera nazionale maternità e infanzia) e dà vita ad una scuola elementare e una scuola commerciale, legalmente riconosciute dal Provveditorato agli Studi di Milano.
Negli anni ‘70 l’Associazione aggiorna la sua organizzazione e le sue radici pedagogiche, sulla base delle nuove dottrine educative.
La scuola elementare e quella commerciale vengono chiuse, per dar modo ai minori di frequentare scuole statali esterne e di essere meglio inseriti nella società.
Vengono creati piccoli gruppi autonomi ed eterogenei, come risposta alle prospettive educative più consone ai tempi. Si lavora per favorire il ritorno dei minori nelle proprie famiglie e per questo si dà vita ad un programma di supporto alla genitorialità.
Nello stabile di Via S. Croce vengono realizzati piccoli appartamenti per i minori. Inoltre l’Associazione, facendo proprie nuove esigenze sociali, si apre ai minori in difficoltà della zona e dà spazio ad un gruppo di semiconvittrici.
Nel 1980 l’Ente gestisce l’Istituto educativo di via Calatafimi, che provvede all’istruzione e all’educazione di circa 110 minori, maschi e femmine, con un convitto e un semiconvitto.
Nel 1992 l’Associazione viene depubblicizzata e trasformata in Ente morale di diritto privato, formula giuridica tuttora attiva; nel 1994 la Pia Unione di Beneficenza cessa la sua attività.
Gli anni novanta coincidono con un momento di difficoltà: per mancanza di vocazioni religiose le Suore di Maria Bambina sono costrette a lasciare l’iBVA. Il Consiglio d’Amministrazione dell’Ente decide di non abbandonare i 70 ragazzi ospiti che vengono presi in carico da personale laico. Contemporaneamente l’Associazione allarga sempre più l’intervento sul territorio, collaborando con la vicina Parrocchia di S. Eustorgio e con altri oratori della città.
Nel 1998 la riorganizzazione dei Servizi sociali del Comune di Milano porta a decidere di chiudere il semiconvitto.
L’attuale assetto progettuale ed organizzativo prende vita nel maggio 2002.
La storia dell’Ente, amministrato e diretto da laici, è caratterizzata da continui aggiornamenti e modifiche nell’organizzazione, nelle tecniche e nelle metodologie d’intervento, in uno sforzo teso ad adeguare i modi di azione alle concezioni culturali e alle acquisizioni scientifiche proprie dei diversi momenti storici.
Il Consiglio di Amministrazione, i cui componenti prestano la loro opera gratuitamente come da statuto, vara una formula progettuale assolutamente innovativa, che recupera il patrimonio culturale e la vocazione pedagogica che ha sempre sostenuto la vita dell’Associazione, rinnovandosi al tempo stesso profondamente e aprendosi a collaborazioni con altri importanti soggetti attivi del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza e del sostegno alle famiglie.
Questo modello, ormai a regime, verrà ampliato a breve grazie a nuove iniziative e collaborazioni.
L’Associazione è inoltre caratterizzata da un organico organizzativo snello ma strutturato in modo da garantire il massimo dell’ efficacia ed efficienza.
Infine, non si può dimenticare il folto numero di volontari, opportunamente formati, che prestano gratuitamente la propria opera.